Poesie Vol. 2

Pensiero, io non ho più

Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei cosi ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e cosi possa perderti
nell’antro della follia.

 (da “La Terra santa” 1984)

Ho acceso un falò

Ho acceso un falò

nelle mie notti di luna

per richiamare gli ospiti

come fanno le prostitute

ai bordi di certe strade,

ma nessuno si è fermato a guardare

e il mio falò si è spento.

( da “La Terra santa” 1984)

Cesare amò Cleopatra

Cesare amò Cleopatra,
io amo Pierri divino
che non conduce nessuna guerra,
che è solo condottiero di nostalgia,
ma il mio letto povero
giace nel solstizio d’estate
ed è un audace triclinio
quando lui a sera in vena d’amore
mi dice parole di patriottismo segreto.

( da “Le satire della Ripa” 1983)

Non vedrò mai Taranto bella

Non vedrò mai Taranto bella
     non vedrò mai le betulle
            né la foresta marina:
            l’onda è pietrificata
e le piovre mi pulsano negli occhi.
Sei venuto tu, amore mio,
in una insenatura di fiume,
                 hai fermato il mio corso
                 e non vedrò mai Taranto azzurra,
                 e il mare Ionio suonerà le mie esequie.

(da “Poesie per Charles”)

Io sono folle, folle

Io sono folle, folle,
           folle di amore per te.
Io gemo di tenerezza
          perché sono folle, folle,
          perché ti ho perduto.
Stamane il mattino era sì caldo
          che a me dettava questa confusione,
ma io ero malata di tormento
ero malata di tua perdizione.

(da “Poesie per Charles”)

Ieri sera era amore      a Ettore

Ieri sera era amore,
io e te nella vita
fuggitivi e fuggiaschi
con un bacio e una bocca
come in un quadro astratto:
io e te innamorati
stupendamente accanto.
Io ti ho gemmato e l’ho detto:
ma questa mia emozione
si è spenta nelle parole.

(da “Destinati a morire”)

Padre, se scrivere è una colpa

Padre, se scrivere è una colpa
perché Dio mi ha dato la parola
per parlare con trepidi linguaggi
d’amore a chi mi ascolta?
Ormai vecchia di anni e senescente,
dove trovare un filo di erba buona?
Che sai dei miei conventi, della grazia
matura delle sante, delle grandi
anime folli? Che posso io trovare
tra gli osanna dell’uomo di cultura?
Altrove è il canto, altrove è  la parola
e Dio non la pronuncia.

(da “Ballate non pagate”)

Colori

S’io riposo, nel lento divenire
degli occhi, mi soffermo
all’eccesso beato dei colori;
qui non temo più fughe o fantasie
ma la “penetrazione” mi abolisce.

Amo i colori, tempi di un anelito
inquieto, irrisolvibile, vitale,
spiegazione umilissima e sovrana
dei cosmici perché del mio respiro.

La luce mi sospinge ma il colore
m’attenua, predicando l’impotenza
del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.

Ed è per il colore cui mi dono
s’io mi ricordo a tratti del mio aspetto
e quindi del mio limite.

(22 dicembre 1949 – da “La presenza di Orfeo”)

Rivolta

Mi hai reso qualcosa d’ottuso,
una foresta pietrificata,
una che non può piangere
per le maternità disfatte.
Mi hai reso una foresta
dove serpeggiano serpi velenose
e la jena è in agguato,
perché io ero una ninfa
innamorata e gentile,
e avevo dei morbidi cuccioli.
Ma le mie unghie assetate
scavano nette la terra, così io Medusa
fissa ti guardo negli occhi.
Io esperta sognatrice
che anche adesso mi rifugio in un letto
ammantata di lutto
per non sentire più la carne.

 (da “La Terra Santa” 1984)

medusa-merini

La sottoveste

Lungamente interrogata e stretta 
da vincoli tremendi 
se avessi avuto un futuro di pace 
o un futuro di guerra. 
Mi lasciai scivolare la sottoveste 
da entrambe le spalle. 
Per la verità le trovarono lisce 
come quelle di una bambina. 
Ma trovarono torpido il mio cervello 
che aveva amato. 
Videro i fiori della mia carne 
e dissero che ero incorrotta. 
Ma quel cencio strappatomi via 
da tante e tante ferite 
se lo contesero in molti. 
La mia nudità fu la mia vergogna, 
per tutta la vita,
e mi scomparve Orfeo per sempre.

(da “Titano amori intorno” 1993)

Correre insieme a te

Correre insieme a te
come se avessi vent’anni
e tu che ti vendi
in nome di un unico libro,
raccolto nella cultura atroce
che vanta mille follie.
Poi, adagio, buttarsi
contro fastelli di luce
e tu che mi dici:
«Io ho tradotto
quei Nutrimenti terrestri».
Gide, il tuo maestro di oggi,
quello che tu dimentichi
quando traduci l’amore.

(da “La palude di Manganelli o Il monarca del re” 1992)

Io ho scritto per te ardue sentenze

Io ho scritto per te ardue sentenze,
ho scritto per te tutto il mio declino;
ora mi anniento, e niente può salvare
la mia voce devota; solo un canto
può trasparirmi adesso dalla pelle
ed è un canto d’amore che matura
questa mia eternità senza confini.

(da “La Terra Santa” 1984)

Le più belle poesie

Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da argenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all’umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d’oro
e l’albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l’assenzio
di una sopravvivenza negata.

(da “La Terra Santa” 1984)

Gli inguini sono la forza dell’anima

Gli inguini sono la forza dell’anima,
tacita, oscura,
un germoglio di foglie
da cui esce il seme del vivere.
Gli inguini sono tormento,
sono poesia e paranoia,
delirio di uomini.
Perdersi nella giungla dei sensi,
asfaltare l’anima di veleno,
ma dagli inguini può germogliare Dio
e sant’Agostino e Abelardo,
allora il miscuglio delle voci
scenderà fino alle nostre carni
a strapparci il gemito oscuro
delle nascite ultraterrestri.

(da “La Terra Santa” 1984)

Le capre brucano l’erba pazienti

Le capre brucano l’erba pazienti,
incuranti della guerra e dei segni di Dio.
Sanno benissimo che verranno sacrificate.
Più sagge di noi non dicono al vento
le loro umane paure,
ma sono animali come noi:
come noi hanno un’anima lieve.

(da “Aforismi e magie” 1999)

Queste folli pupille

Queste folli pupille
troppo aderenti al ciclo dell’Amore,
spengile Tu, Signore,
e un colore uniforme
calami dopo, assolto ogni tremore.
Perché più non mi illuda
di ritorni e di aspetti
e mi renda sotterra
nuda di voglie, ferma la golosa
tentazione dei vivi!

(31 luglio 1953 da “Paura di Dio” 1955)

Il dottore agguerrito nella notte

Il dottore agguerrito nella notte
viene con passi felpati alla tua sorte,
e sogghignando guarda i volti tristi
degli ammalati, quindi ti ammannisce
una pesante dose sedativa
per colmare il tuo sonno e dentro il braccio
attacca una flebo che sommuove
il tuo sangue irruente di poeta.
           Poi se ne va sicuro, devastato
          dalla sua incredibile follia
          il dottore di guardia, e tu le sbarre
          guardi nel sonno come allucinato
          e ti canti le nenie del martirio.

(da “La Terra Santa” 1984)

Ti ho detto addio

Ti ho detto addio dopo che ho spesa tutta
l’amarezza dal grembo e l’ho posata
presso di te come una voce strana.
Comprendo adesso che io sono un’ombra
oltraggiosa magnifica pensosa
e che tu rarefai le mie pienezze
come si sfa la terra per rubarvi
il fortissimo seme della vita.
Tu mi hai predata vorticoso
come un vento selvaggio ma di questi
assai meno pietoso e musicale.
perciò io ti riguardo che ti assenti
mentre anch’io mi dilungo abbandonata
presso la mia mortale era di pace.

(da “Tu sei Pietro” 1961)

Anche l’oggi sarà dentro la storia

Anche oggi sarà dentro la storia
della mia vita. Ma non era l’oggi
che io volevo quand’ero bambina
oggi è un oggi diverso, senza grida
afono e grigio come una fontana
oggi è l’oggi di ieri manifesto
solo nel mio respiro prigioniero:
o larghe nubi come fonderei
volentieri il mio passo
dentro quel cielo che racchiude tutta
tutta l’avversità del mio destino.

(da “ Destinati a morire” 1980)

I poeti lavorano di notte

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

(da “ Destinati a morire” 1980)

A tutti i giovani raccomando

A tutti i giovani raccomando:
aprite i libri con religione,
non guardateli superficialmente,
perché in essi è racchiuso
il coraggio dei nostri padri.
E richiudeteli con dignità
quando dovete occuparvi di altre cose.
Ma soprattutto amate i poeti.
Essi hanno vangato per voi la terra
per tanti anni, non per costruivi tombe,
o simulacri, ma altari.
Pensate che potete camminare su di noi
come su dei grandi tappeti
e volare oltre questa triste realtà
quotidiana.

(da – La vita facile – Bompiani, 2001)

A Giovanni Nuti

Rimuovo
antiche muraglie 
per trovare
le praterie del sogno
e incontrare te,
pane incontaminato
che prendo con le labbra.
Sentire la tua lingua di bosco
e l’ansia salina del tuo respiro,
il cuore che si ferma
è il battito delle ali di un anima
che forse se ne va
per morire d’amore.